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Coronavirus e Termocamera: in che modo sono gestiti i dati rilevati?

29 apr , 2020 | 2 minuti

Coronavirus-e-Termocamera

La termocamera per la misurazione della temperatura corporea è una delle soluzioni tecnologiche che, dato il rischio di contagio da Coronavirus, potrebbe aiutare le aziende a controllare e gestire gli accessi ai luoghi di lavoro di dipendenti, clienti e fornitori. Tuttavia, alcuni dubbi su queste apparecchiature sorgono leciti. Quali informazioni personali rilevano? Come gestiscono i dati eventualmente registrati? Possono dare luogo a violazioni di privacy?

Con l’avvio della fase 2 del piano nazionale contro il Coronavirus si è stabilito il progressivo riavvio delle attività d’impresa bloccate (o comunque limitate) nella prima fase. Molti lavoratori quindi potranno rientrate e riprendere le loro mansioni, ciò non toglie che il rischio di contagio è ancora elevato e che gli accessi in azienda debbano essere tenuti sotto controllo. In quest’ottica, ricorrere alla termografia sembra una valida soluzione per:

  1. Individuare persone con un’alterazione tale da far supporre l’avvenuto contagio, con conseguente allontanamento della stessa dal luogo di lavoro
  2. Automatizzare la fase di accesso all’azienda riducendo il personale necessario per gestire gli accessi e, di conseguenza, anche i rischi di contagio.

Le termocamere esistono da anni, ma è proprio la diffusione del COVID-19 ad aver acceso il riflettore sul loro possibile utilizzo per verificare lo stato di salute di chi si accinge ad entrare in azienda a fini lavorativi. Sul mercato se ne trovano vari modelli, con livelli di precisione e funzioni diverse: alcune riconoscono se il soggetto ripreso indossa la mascherina, altre possono essere usate anche per riconoscere il personale sulla base di un database associato… ed è proprio qui che sorge il dubbio.

 

Misurazione Temperatura Corporea Coronavirus: è a prova di privacy?

La rilevazione della temperatura grazie a questi dispositivi si serve di una camera, utile sia per indicare alla persona come posizionarsi per la misurazione sia (e soprattutto) per il riconoscimento facciale quando previsto. La cosa poco chiara è come vengono gestite (o per meglio dire trattate) le immagini registrate.

È quindi evidente che prima di adottare una soluzione di questo tipo bisogna informarsi bene sulle caratteristiche tecniche del dispositivo e tenere in considerazione ogni possibile ripercussione del trattamento dei dati effettuato.

 

Coronavirus-Termocamera: i limiti della tecnologia

A maggior ragione poi è da chiedersi se la rilevazione di un dato personale sulla salute, quale appunto la temperatura corporea, possa essere consentito anche in presenza di possibili margini di errore nella misurazione.

Questi strumenti non garantiscono precisione al 100%. In base al dispositivo specifico è comunque previsto un margine di errore (qualcosa come 0,3°C) che può anche aumentare fino a quasi 2°C se si considerano altre variabili:

  • il cambio di temperatura tra inverno ed estate, o possibili correnti d’aria nel luogo in cui avviene la rilevazione, potrebbero alterare il risultato
  • per funzionare correttamente il soggetto analizzato dovrebbe rimanere fermo per alcuni secondi e ad una distanza ottimale (indicata nelle modalità d’uso del dispositivo stesso)
  • la lettura della temperatura può essere influenzata dall’uso di occhiali o da altre superfici in vetro o plastica trasparente nell’ambiente.

 

Considerazioni del Garante Privacy

Già a proposito dell’utilizzo di App per il tracciamento dei possibili contagiati, il Garante Europeo ha affermato che ogni misura tecnologica adottabile contro il Coronavirus deve garantire “Legittimità, trasparenza e proporzionalità” per i soggetti coinvolti. Le stesse linee guida devono accompagnare anche l’eventuale utilizzo della termografia per gli accessi in azienda, in modo da bilanciare salute pubblica e diritto alla privacy.

In attesa di altre raccomandazioni e sviluppi sulle misure più idonee da adottare per fronteggiare l’emergenza, rinnoviamo l nostro consiglio di informarci circa le specifiche tecniche di dispositivi e software da adottare nella propria azienda.

 

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Paolo Monini

DPO & Chief Risk Officer
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